Imprenditori si nasce o si diventa?

Dipende. È vero che si nasce con una passione, una predisposizione in un ambito che fin da piccoli rivela che “quella cosa, la sappiamo fare meglio degli altri” ma è altrettanto vero che possiamo riuscire a specializzarci in qualcosa da ragazzi o in età adulta, perché prima non potevamo avere modo di provarla o perché non esisteva.

Diventare imprenditore vuol dire fare della conoscenza di un ambito, di un prodotto o di un processo un business. Quando si fa quello che piace, il tempo vola e non lo si può più chiamare solo lavoro.

Creare un’organizzazione piccola o grande che sia, fondata sulle proprie passioni, non è da intendere solamente come un’attività remunerativa ma anche come un impegno sociale.

Il buon imprenditore si sente responsabile del suo team, dei fornitori e dei clienti a cui si rivolge.

La cosa peggiore che può capitare è guardarsi indietro e pensare di non aver avuto il coraggio di avere preso certe strade, specialmente per mancanza di fiducia o per paura dell’incognito.

Se si vuole avviare un’impresa, bisogna farlo e basta, l’importante è capire da subito come limitare i rischi e partire col piede giusto: allora si è in grande vantaggio su chi, invece, non si organizza fin dal primo giorno.

Imprenditore come forma mentis.

C’è chi lo fa per passione, c’è chi lo fa per necessità e c’è chi lo fa per realizzare un sogno. Fare l’imprenditore non è una professione ma è un modo di essere.

Un importante fattore di successo è rappresentato dalla stretta correlazione tra know-how, organizzazione e gestione dei rapporti umani e la capacità di prevedere le conseguenze che ogni singola decisione potrebbe implicare.

Questo peso decisionale porta spesso l’imprenditore a sentirsi solo: è fisiologico quindi cercare il confronto con altre figure imprenditoriali, spesso all’esterno dell’azienda, che possano far crescere con esperienze e ispirare riflessioni utili per capire in quale direzione andare.

Malgrado la preparazione e la ponderazione nei momenti di calma, spesso gli imprevisti richiedono reazioni rapide e solo con la formazione, la competenza dei collaboratori, il monitoraggio del mercato e l’esperienza (propria e altrui) il rischio si riduce al minimo.

Il percorso a volte è costellato di piccoli e grandi fallimenti, che devono però essere visti come basi per un’analisi di quello che si è sbagliato e portare a una pianificazione di come migliorare in futuro, perché solo nelle favole tutto è immediato e fila liscio senza problemi.

Non abbattersi alla prime difficoltà, formarsi, crescere ed essere capaci di mettersi in discussione sono alcune delle carte vincenti dell’imprenditore che riesce nel suo ruolo.

Una volta raggiunti gli obiettivi però non significa avere successo per sempre. Se guardiamo alle modificazioni profonde che stanno avvenendo nel settore del commercio al dettaglio, ad esempio clienti che non pagano, fornitori inaffidabili, prodotti invenduti a magazzino, banche prevaricatrici, la domanda che sorge spontanea è: “Come ci si può reinventare per continuare ad avere dei profitti?”.

 

Il cambiamento

Il consumatore diventa sempre più esigente o a volte più superficiale, arrivano concorrenti più efficaci, la nostra pubblicità non rende più come prima. In questi casi l’imprenditore capace capisce di dover modificare il tipo di prodotto/servizio offerto, di studiare nuove strategie e nuovi mercati da servire; in generale l’imprenditore deve essere in grado di innovare, cambiare, modificare la sua azienda.

Il business ad esempio può crescere con l’adozione di una nuova tecnologia, si approcciano le vendite online, oppure quando si immette nel mercato un prodotto che cambia le abitudini dei consumatori o comunque quando si risponde a piccole variazioni nella scala dei bisogni dei potenziali clienti.

In sostanza la capacità di introdurre questi aspetti di novità, spesso garantisce la continuità del successo imprenditoriale.

 

Le doti dell’imprenditore vincente:

Intraprendenza: provare è meglio che avere dei rimpianti, se non si prova non potrà mai sapere quanto si avrebbe potuto ottenere.

Lungimiranza: essere i primi, non seguire necessariamente gli altri, porta a raggiungere nuovi insperati traguardi; capire dove sta andando il mercato prima degli altri, fa la differenza, comporta un vantaggio sugli altri.

Competenze: il sapere è potere! Informarsi continuamente permette di risparmiare tempo e denaro.

Pragmatismo: porsi obiettivi realistici e raggiungibili, eventualmente da modificare in corso d’opera senza esagerare, perché la delusione è lunga da digerire.

Creatività: in una società in cui tutti possono offrire quasi tutto, i servizi personalizzati e la creatività sono uno dei pochi aspetti che permettono ai venditori di distinguersi.

Disciplina: l’imprenditore è colui che lavora più di tutti! Quello che è d’esempio, che sa come funziona tutto e delega sapientemente per poi sintetizzare il lavoro dei professionisti che ha scelto.

Flessibilità: al giorno d’oggi è impensabile intestardirci su un’unica strada, avere sempre un piano B e sondare nuove vie può salvare l’imprenditore in molte situazioni.

Staccare: “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” diceva Confucio. Sì, a patto di riuscire a prendersi delle pause dal lavoro, vivere la famiglia e le amicizie, far respirare la mente con attività fisica o con un hobby che regali soddisfazioni e relax o che permetta di scaricare le tensioni, fanno di un imprenditore una fenice che rinasce ogni volta con una visione trasversale rinnovata.

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